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ASTI. EX CHIESA DI S.MICHELE
16 FEBBRAIO - 30 APRILE 2008
EVENTO : "IN-DIFESA DELL'AGRICOLTURA" (OVVERO COME BARATTARE UN ANGELO CON UN ALBERO)
A CURA DI : EMANUELA GENESIO. CATALOGO
OPERA : INSTALLAZIONE AMBIENTALE
DIMENSIONI : 30 X 8 MT.
MATERIALI : TESSUTI BIANCHI E ROSSI, MOTORIDUTTORE, APPARATI ELETTRONICI, PIANTA DI ONTANO
Evento realizzato con l'appoggio dell'ente parchi astigiano e del wwf di Asti e con il patrocinio di Regione, Provincia e comune di Asti, si articola nella navata di una meravigliosa chiesa barocca, dove gli aerei "angeli agricoltura" sono inseguiti da un funambolico "diavolo industria".
Intervento sociale ambizioso, curato da Emanuela Genesio, si propone come evento-rottura di sensibilizzazione ambientale, coinvolgendo i visitatori a partecipare e ad adottare gli angeli che si trasformeranno in altrettanti Ontani (pianta endemica a rischio di estinzione) da piantare in aree protette della Provincia.
La serata di inaugurazione e' Sabato 16 Febbraio dalle 18 alle 24, con possibilita' di aperitivo o cena.
La mostra sara' visitabile fino al 30 Aprile con orari 20/24 (chiuso Lunedi e Martedi)
info su www.diavolorosso.it
e-mail: info@diavolorosso.it
tel. 0141.355699
In-difesa dell’agricoltura, ovvero come barattare un angelo con un albero
Ci sono immagini-simbolo negli occhi dell’uomo occidentale.
Chi le ha incontrate e pensate (nel migliore dei casi digerite) sa che sostengono, come pilastri granitici, l’immaginario collettivo. È nella dicotomia universale di bene/male, così avulsa dalla filosofia orientale, che più si manifestano. “È pericoloso essere eredi” , pericolosi i simboli che non separano il senso dal segno e ci annegano in inferni e paradisi dai confini cesellati, perfettamente tracciati. Angeli e demoni abitano da sempre l’iconografia cristiana, costellando di bianco candore e di rosso fulgore l’affresco del Giudizio Universale, spesso sopito nei meandri della nostra psiche e pronto, prima o poi, a risorgere.
Tanto vale, allora, dar loro la forma (creare) che il nostro immaginario vede; chiamarli coscientemente con il loro nome, prenderli in mano e prosaicizzarli fino a farne dei pupazzi a misura d’uomo. Atto di esorcismo giocoso, ironico e onirico, che ci permette di accettare le semplificazioni della nostra mente, della nostra storia.
In-difesa dell’agricoltura è la rappresentazione di questo bizzarro meccanismo mentale e sociale. Un dinamismo che non si risolve nei simboli di bene e male, proprio nel momento in cui quei simboli convenzionali appaiono nelle loro sembianze tradizionali di angeli e demoni. È un omaggio all’operazione italiana Difesa della Natura che ha impegnato Beuys negli ultimi quindici anni della sua esistenza: “intesa non soltanto sotto un aspetto ecologico, ma principalmente in senso antropologico, quindi in difesa dell’uomo, dell’individuo, dei valori umani, della creatività” . Da una parte, è la rappresentazione della presa di coscienza che il concetto di progresso ha assunto in maniera distorta e, dall’altra, del gesto concreto, possibile che il canto della bellezza della natura sempre può sollevare. L’installazione di Maggia è quindi teatrale e civile, nel senso che mette in scena e produce, drammatizza e realizza, gioca e s’impegna. Il meccanismo teatrale installato al Diavolo Rosso, infatti, non è che una parte (quella teatrale appunto) della totalità dell’opera, che si materializza in un’operazione civile in collaborazione con gli enti astigiani che sostengono l’iniziativa. Nella chiesa sconsacrata, Maggia crea un meccanismo aereo in cui tre fantocci bianchi, gli angeli-agricoltura, e uno rosso, il diavolo-industria si muovono su un percorso ad anello senza raggiungersi mai. Si tratta di un’opera in evoluzione, interattiva, visto che con una Scheda di adozione dell’angelo, lo spettatore può acquistare per l’irrisorio prezzo di 25 euro un pupazzo che si andrà ad aggiungere ai primi tre e che finanzierà concretamente la piantumazione di un ontano nell’area rurale prescelta. Un gesto partecipato che rivaluta un simbolo.
La ricerca di comunicazione tra l’opera e lo spettatore presente in tutte le creazioni di Maggia svela la medesima energia che egli percepisce nella relazione tra la natura e l’uomo, l’intuizione e la coscienza, l’eros e il pensiero. Per l’artista, non c’è soluzione di continuità tra il fare e l’essere: comunicare è l’essenza dell’amore, il contatto tra le cose del mondo e la loro possibile armonia. Oggi, tra agricoltura e industria, è difficile respirare equilibrio. Oggi, nel mondo, c’è una dicotomia più che una unità dialettica. Perciò, per Maggia, è meglio camminare che lamentarsi: camminare come azione d’amore, come possibilità dell’essere nella sua inevitabile impermanenza. “Le linee della vita sono varie, come vie, come orli di montagne” , scriveva Hölderlin per parlare dell’uomo. Non esiste in terra compiutezza che non sia anche illusione. Tuttavia, “l’arte è probabilmente l’unica attività rimasta libera, capace di elaborare forme simboliche in grado di ripensare a tutto, specie l’immaginazione di una vita a venire, interpretando la realtà e contribuendo a determinarla secondo il rispetto della vita stessa” . Un modo per Maggia, come per noi, di far coincidere simbolo e azione.
Emanuela Genesio
1 F. W. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Milano, BUR, 2005, p. 95.
2 L. De Domizio Durini, Premessa, in Il cappello di feltro. Joseph Beuys, Milano, Charta, 1998, p. 10.
3 F. Hölderlin, Le linee della vita, in Le liriche, Milano, Adelphi, 1977, vol. II, pp. 406-407.
4 B. Corà, Le due facce di una medaglia, in Sul simbolo. Confronti e riflessioni all’inizio del millennio, Roma, Luca Sossella Editore, 2004, p. 99.
Angeli:provare per credere
Confesso.
Da qualche anno sono qui che aspetto, e prego in giro cercando confusamente, e non so se crederci per davvero. Neppure se, per coerenza, me lo posso permettere.
Però succede.
Oppure ingenuamente spero e basta, spero in qualche angelo di passaggio.
Angelo più che Divinità Altissima, soldato semplice dei sogni capace di attraversare, fissandoli nei tempi, il paesaggio e la sua volontà di esistere e resistere insieme a noi.
Forma che si può intuire mentre dondola in mezzo alle conche smaltate delle nuvole o si mimetizza nella risacca del buon senso.
E poi anche e invece sostanza e segno - liquidi - che si lasciano disegnare contro un vetro brinato.
Incontrarlo così, appeso al soffitto del cielo o impiccato sull’attaccapanni di qualche rimorso e di qualche rancore; all’improvviso, come capita e senza più sensi di colpa.
Una presenza inaudita che si può perfino toccare e scrollare come fosse una bambola, che si può stuzzicare con le unghie e i tremori della fantasia o dell’angoscia o dell’ansia.
Un angelo qualunque a cui affidare il cuore, che se lo porti dove vuole, …purché lontano dagli scempi che accavallano i posti e le incertezze dei nostri destini.
…E che si rubi una volta per tutte il nostro cervello e i nostri pensieri troppo presi dalla foga di decifrare le ipocrisie che insidiano, vezzeggiandoli, la natura e l’ambiente.
Mi dicono che sono arrivati finalmente. E che per un po’ svolazzeranno tra i tetti come una medievale giostra di saltimbanchi e di giullari.
Che ci faranno forse pensare e forse ci aiuteranno a sorridere.
Ci proveranno, almeno.
Come le voci, le cronache e l’etica preveggenza dei cantastorie.
Come un reticolo ben distribuito di radici.
Una capriola di musiche, di rintocchi e di messaggi.
Come se fossero un albero di trecento anni che ci spiega, come se potessero diventare la foresta delle fate, delle masche e degli elfi;…o l’olmo dei confini buoni di miseria, o l’ulivo di qualche speranza, o la quercia di qualche amicizia.
Oppure la geometria mobile, viva e lucida, delle foglie che, abbracciandosi, scolpiscono i torrenti e i fiumi.
Io sono così contento della stramba alleanza tra gli angeli di Carlo Maggia ( …togliete una “g” e fa magìa, o no?) e il più buon diavolo rosso che io abbia avuto l’occasione di incontrare.
Andranno d’amore e d’accordo, ne sono sicuro.
Staranno bene di sensibilità e di provocazioni condivise.
Il diavolo lo conosco da tempo e non ho più niente da dirgli.
Agli angeli invece suggerisco un copione. Forse banale per i nostri luoghi. E doppio.
Sappiano, poveri e bravi angeli, che - dalle nostra parti e con quel che passa il convento - dovranno essere tanto “custodi” per quelle piccole creature che ci crederanno, che li battezzeranno, che cresceranno di affetto e di amore con loro, quanto “sterminatori” per tutte le frequenti e immonde ambizioni di chi vuole fare delle nostre colline, dei nostri boschi, delle nostre terre un becero e impunito mercato.
Gianfranco Miroglio, presidente ente parchi astigiani
“IN-DIFESA DELL’AGRICOLTURA” 2008
INSTALLAZIONE DI CARLO MARIA MAGGIA
A CURA DI EMANUELA GENESIO
CARI AMICI, IN OCCASIONE DI QUESTO EVENTO OSPITATO NEI LOCALI DEL DIAVOLO ROSSO, DESIDERO CONDIVIDERE CON VOI UN ARGOMENTO SENSIBILE E QUANTO MAI ATTUALE : LA NOSTRA SOPRAVVIVENZA.
I DATI PARLANO DA SOLI, OVUNQUE CI SONO SEGNALI CHE IL NOSTRO PIANETA’ E’ MALATO A CAUSA NOSTRA, CHE PRESTO FINIRANNO LE RISORSE…
COMBATTIAMO LA NOSTRA PICCOLA BATTAGLIA INDIVIDUALE,
FERMIAMO QUESTO PROCESSO.
SIAMO I SOLI IN GRADO DI FARLO.
TUTTI NOI.
GUARDATEVI INTORNO.
TUTTO QUELLO CHE VI CIRCONDA E’ STATO PRELEVATO DALLA TERRA.
COSA RESTITUIAMO ?
RIFIUTI E SCARTI DI CIVILTA’ ?
DENTRO DI NOI CI SONO LE SOLUZIONI.
NON PIANGIAMOCI ADDOSSO,
TIRIAMOCI SU LE MANICHE
E IL MONDO CAMBIERA’
…BUONA VITA…
ADOTTARE UN ANGELO CHE SI TRASFORMERA’ IN UN ONTANO E’ UN BUON INIZIO…CHIEDI ALLA CASSA COME FARE…
“GLI ONTANI SONO ALBERI, GENERALMENTE DI PICCOLA TAGLIA, O CESPUGLI.
LE FOGLIE SONO SEMPLICI, CADUCHE, ALTERNE, A MARGINE DENTATO. I FIORI SONO RIUNITI IN AMENTI A SESSI SEPARATI SULLA MEDESIMA PIANTA (L'ONTANO È UNA PIANTA MONOICA). GLI AMENTI MASCHILI SONO ALLUNGATI I FEMMINILI OVALI E PIÙ CORTI. L'IMPOLLINAZIONE NEL GENERE È PER LO PIÙ ANEMOFILA RARAMENTE POSSONO ESSERE VISITATI DALLE API. LA FIORITURA AVVIENE PRIMA DELLA FOGLIAZIONE. LE INFRUTTESCENZE HANNO UN TIPICO ASPETTO LEGNOSO E NON SI DISINTEGRANO A MATURITÀ, CARATTERISTICHE CHE AIUTANO A DIFFERENZIARE GLI ONTANI DALLE BETULLE (GENERE BETULA), UNICO ALTRO GENERE DELLA FAMIGLIA. SONO DEI MAGNIFICI COLONIZZATORI E PER QUESTO SPESSO VENGONO UTILIZZATI PER BONIFICARE I TERRENI POVERI, UMIDI, MALSANI; INFATTI ATTRAVERSO LE LORO RADICI FISSANO L'AZOTO AL TERRENO E SVOLGENDO APPUNTO LA AZOTOFISSAZIONE. IL LEGNO È MOLTO RESISTENTE ALL'ACQUA (VENEZIA È TUTTA COSTRUITA SU FONDAMENTA DI PALI DI ONTANO)
SI SVILUPPANO SINO A 8-10 METRI “. |